Anche le parafarmacie possono avere insegne a croce illuminate come le farmacie, a patto di utilizzare un colore diverso dal verde, che la legge riserva alle sole farmacie: è quanto ha stabilito il Tar della Toscana, nella sentenza relativa al ricorso presentato dalla parafarmacia Sibilla di Firenze contro il Comune, in seguito al suo diniego all’installazione di una insegna a bandiera.

“Il simbolo della croce – si legge nella sentenza –  non si correla in modo specifico alle sole categorie di medicinali che le farmacie sono abilitate a commercializzare ma designa più comprensivamente l’offerta al pubblico di prodotti e servizi di pubblica utilità inerenti la cura della salute umana che la legge non riserva alle farmacie ma, casomai, ai farmacisti (non per nulla è proprio la croce a contraddistinguere il relativo ordine), attribuendo solo al colore verde valenza distintiva”.

Ora grazie ad una tenace avvocato, Carlo Ambrogi, che ha rappresentato al Tar della Toscana la parafarmacia Sibilla di via Cavour a Firenze, la situazione si e’ modificata. Il tribunale amministrativo ha riconosciuto che l’insegna della croce a bandiera non puo’ essere un monopolio delle farmacie, ma ha sentenziato che le concessioni dovranno essere rivalutate considerando solo “la compatibilità’ dell’insegna con le caratteristiche ambientali e l’architettura dell’immobile usando parametri imparziali e non discriminatori”.

“Un punto a favore della vera liberalizzazione e contro la discriminazione dettata dal potere di lobby della corporazione delle farmacie”, commenta il presidente di Aduc Vincenzo Donvito.

E ora potrebbe scattare l’effetto valanga negli altri Comuni toscani? «E’ presto per dirlo. Certo è che in gran parte della regione è molto diffusa la discriminazione nei confronti delle parafarmacie. Colpa di motivazioni capziose legate al decoro, ma il vero parametro è il genuflettersi delle amministrazioni comunali alla corporazione delle farmacie».
«Comunque le parafarmacie – che vendono farmaci senza ricetta, quelli di veterinaria e i prodotti di benessere – sono diventate un servizio importante per la tutela della salute pubblica – agginge Donvito -. Maggiore capillarità sul territorio, orari più elastici e continui, presidi sanitari utili per il cittadino.

Senza contare che in un regime di libero mercato – chiude il presidente Aduc- sono la strada da seguire per i vantaggi economici che ne derivano per imprenditori e consumatori, mentre le limitazioni delle amministrazioni sono anacronistiche e un boicottaggio alla salute del cittadino».