Un emendamento dell’ultima ora è passato in commissione, è l’emendamento di delisting votato in blocco insieme a ICI e pensioni.

Solo il governo potrà cambiare la norma nel maxiemendamento che ha intenzione di presentare con la fiducia in aula.

L’emendamento approvato prevede  un abbassamento a 12.500 abitanti della soglia sotto la quale non scatteranno le liberalizzazioni (il decreto prevedeva 15.000 abitanti) e poi viene previsto che fuori dalla farmacia saranno vendibili solo farmaci senza ricetta.

Per individuarli viene demandato all’Aifa il compito di stilare una lista apposita di medicinali dell’attuale fascia C che potranno essere venduti in esercizi con requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi stabiliti da un decreto del ministero della Salute da emanare entro 60 giorni.

Nella lista dell’Aifa, che dovrà essere emanata entro 120 giorni sentito il Ministero della Salute e che sarà periodicamente aggiornabile, saranno inseriti i farmaci in fascia C, oggi con obbligo di ricetta, per i quali sarà consentita la vendita senza ricetta medica. Esclusi a priori dalla lista i medicinali con ricetta non ripetibile, gli stupefacenti e psicotropi, i farmaci del sistema endocrino (contraccettivi e ormoni) e quelli somministrati per via parenterale (inettabili).

 

Articolo di Giorgia Nardelli tratto da http://www.ilsalvagente.it

 

Nessuna apertura alle parafarmacie
I medicinali a carico del cittadino con obbligo di prescrizione (specialità come gli analgesici  o gli antibiotici, ma non solo) non potranno essere venduti nelle parafarmacie e nei corner della Grande distribuzione organizzata, a prezzo libero, come si diceva fino a ieri. Continueranno a essere ostaggio degli esercizi autorizzati, e avranno, come oggi, un prezzo bloccato.
 

Il “delisting” dei medicinali con obbligo di prescrizione

La norma scritta dal governo è stata sostituita con un’altra (gli emendamenti in questione sono stati presentati da parlamentari del Popolo della Libertà), che si limita a “declassare” alcuni medicinali di fascia C, spostandoli nella categoria degli Otc, gli unici che oggi possono essere venduti al di fuori delle farmacie. 

Il compito di stilare la lista all’Aifa

Non è dato sapere quante specialità mediche facciano parte della lista. Il nuovo testo del decreto demanda all’Agenzia del farmaco il compito di stilare l’elenco. Fatto sta che per chi aveva creduto alla misura, il cambiamento ha il sapore di una presa in giro.

“Cittadini meno tutelati”

“La norma, così come era stata scritta dal governo, consentiva ai cittadini di avere una lista enorme di medicinali a prezzo scontato, compresi quelli con obbligo di prescrizione. Avrebbero potuto acquistarli in farmacia o in parafarmacia, alla presenza di un professionista”, spiega Paolo Spolaore, presidente dell’Anpi-parafarmacie. “Oggi i prezzi restano quelli, fatto salvo un numero esiguo di medicinali, con la differenza che nuovi farmaci potranno essere comprati senza il consiglio del proprio medico. Ironico”, chiosa, “che questa norma scritta per ‘tutelare’ maggiormente i cittadini, di fatti ampli il numero dei farmaci che possono essere acquistati senza filtri”.

La “finta” liberalizzazione

“I titolari di farmacia”, continua Spolaore, “hanno sempre osteggiato ogni forma di liberalizzazione del settore sbandierando la tutela del paziente, e ora accettano di buon grado questa formula, che non è altro che una finta liberalizzazione, a favore di pochi e a danno di molti, specie dei cittadini”. 

Prezzo fisso per tutti gli “etici”

Tra gli emendamenti, infatti, ne è stato approvato uno che vieta gli sconti in farmacia sui medicinali diversi da quelli da banco. Rinforzando così il principio del prezzo fisso, che riguarda la grandissima maggioranza delle molecole.