Articolo tratto dal sito: http://www.farmaciaanania.com/

Sono un farmacista di un piccolo centro nel Gargano in provincia di Foggia e questa è per me una giornata di turno, un’interminabile domenica e l’ennesima delle tante condivise e alternate, per oltre vent’anni, con l’altra farmacia del paese in cui risiedo nel disimpegno del servizio. Attività ininterrotta e trascorsa, di fatto, in un regime di “arresti domiciliari”, sempre reperibile, mai assente o “fuori stanza”, disponibile ventiquattro ore su ventiquattro. Nelle giornate di lavoro festivo non c’è differenza tra il freddo grigiore invernale e l’accecante afa d’estate. Il tempo rallenta e segue il ritmo degli sporadici clienti interessati a un consiglio piuttosto che a un acquisto e a raccontare, nell’inusuale privacy e solitudine del momento, le situazioni spiacevoli di una salute precaria. Capita anche di scambiare un caffè con il giornale offerto dall’amico, entrato a salutare e fare quattro chiacchiere che sottraggono minuti preziosi al disbrigo delle scartoffie. Un caffè particolarmente amaro oggi, pur se corretto da una robusta dose di zucchero! Nello scorrere le notizie leggo degli ultimi avvenimenti sulla sanità pugliese e la mente torna a quanto riportato nelle settimane e mesi antecedenti. Il succo del discorso è la solita minestra condita con le solite parole: deficit, riordino, tagli, riorganizzazione, risparmio, incapacità, disastro, mancanza di controlli, incompetenza, dimissioni e, infine, concussione, raccomandazioni, associazione a delinquere, avviso di garanzia, ecc. … Sorge naturale la necessità di chiudere il giornale e uscir fuori, a sostare sull’ingresso della farmacia, per respirar aria pulita, riflettere e lasciare che lo sguardo si allontani verso l’orizzonte. Proprio in questi giorni è allo studio l’ennesima manovra finanziaria finalizzata al recupero di risorse economiche da parte della Regione. Infatti il disavanzo sanitario del 2010 che la giunta aveva presunto fosse uguale a quello del 2009 è, a detta degli organi di stampa, ulteriormente incrementato (+ 16% rispetto al 2009). Raggiunge pare 615 milioni di euro, nonostante i 218 milioni di euro di maggior tasse versate dai cittadini pugliesi. Verranno pertanto richiesti ulteriori sacrifici! Tra le novità, con la delibera della Giunta Regionale del 14 febbraio u.s. n.209, si determina che le ASL opereranno in distribuzione diretta per l’ossigeno liquido e per i presidi per diabetici con procedure centralizzate per l’acquisto di farmaci che andranno ad aggiungersi ai prodotti per ileo e colostomia, pannoloni per incontinenza e altri ausili, anzitempo tolti alle farmacie, e distribuiti direttamente dalle ASL con grossi disagi per la popolazione e a costi sociali ed economici mai correttamente quantificati. Ma tant’è, bisogna pur impiegare il surplus di personale in qualcosa, no? E poco importa agli amministratori delle difficoltà arrecate ai cittadini. Nulla interessa loro della qualità del servizio offerto; scadente per i pochi centri ospedalieri di distribuzione e la brevità degli orari di erogazione. Non posso fare a meno di notare che vi è un sottile “filo rosso” che unisce le politiche del farmaco della regione Puglia con quelle di altre regioni dello stesso colore politico come la Toscana e l’Emilia Romagna. Principalmente esse sono tese a eliminare la centralità della farmacia nel panorama sanitario Regionale a vantaggio della parte pubblica (ASL) fautrice di sprechi, assunzioni pilotate di personale inefficiente e/o scelto con criteri meritocratici discutibili se non discriminanti. Non ci vuole certo un esperto per capire che qualcosa non funziona. La Sanità Foggiana pare costi alla Regione circa 80 milioni di euro al mese! Per i soli dirigenti dell’ASL FG nel 2010 sono stati pagati 75.215.352,24 euro di stipendi! Oltre 6.268.000 di euro al mese! Quasi l’8% di quello che l’azienda spende per curare i cittadini! Senza contare straordinari e trasferte che andrebbero aggiunti a questo computo. Vedi: http://www.aslfg.it/index.php?option=com_content&task=view&id=98&Itemid=156 In ultima analisi per i 640.752 cittadini che risiedono nei 61 comuni serviti dall’ASL FG sono stati spesi, nel 2010, in media 117,39 euro pro capite per sostenerne la sola dirigenza a fronte dei 269,83 euro in assistenza farmaceutica! Ma chi è artefice del disavanzo in cui l’ASL versa? Di chi le responsabilità? Forse del cittadino che si ammala o di chi dovrebbe gestirne le risorse? Ma non è eccessivo destinare quasi il 10% dei costi di un’azienda in stipendi del personale dirigente? Non è pretestuoso recuperare risorse nell’unico settore, la farmaceutica territoriale, che ha mostrato segnali di efficienza e contenimento di spesa? Quali poi i risultati? Il depauperamento delle risorse da una struttura che funziona (la farmaceutica territoriale) verso il “pozzo senza fondo” della farmaceutica ospedaliera, a distogliere risorse umane qualificate, i farmacisti ospedalieri, in attività distributive e contabili che poco hanno da spartire con la preparazione universitaria loro richiesta e che dovrebbe essere destinata a servire i pazienti in corsia. Mah! Son sicuro che qualche responsabile del settore sanità in Regione, se chiamato a rendicontare, produrrà giustificazioni tese a mettere al centro del sistema il cittadino e non la farmacia. Ma le farmacie non sono il logico presidio sanitario, a tutela della salute, più capillarmente diffuse sul territorio? Se così non fosse, perché delegarle di ulteriori incombenze previste nei tre decreti attuativi della legge sui servizi? Un giorno, di molto tempo fa, un collega ora anziano ma sempre fiero del suo essere farmacista ebbe a dirmi: < … la farmacia qui sono io!>. E in quelle parole racchiuse quanto bastava a identificare l’oggetto del disprezzo di tanti burocrati. Certo, di burattini farmacisti a stipendio capaci di assecondare la Giunta Regionale nelle sue divagazioni per sopperire alle carenze distributive, se ne troveranno. Quello che verrà meno per i cittadini sarà invece “l’animus” che ai mercenari della politica è sempre sfuggito e misconosciuto. Vale a dire quel “quid” con cui il titolare di farmacia permea il suo operato e innalza la farmacia italiana ai massimi livelli di gradimento tra i servizi socio-sanitari per la popolazione. La farmacia crea un costante e notevole risparmio alla parte pubblica come anche dimostrato da uno studio presentato al meeting della International Pharmaceutical Federation a Lisbona.* Si stima che in Italia ogni farmacia generi una diminuzione di costi annuo per il SSN di circa 16.000 euro! Ci riflettano questi politici e, se hanno coraggio, mettano in gioco la propria poltrona come ogni giorno fanno gli altri liberi professionisti sottoposti al giudizio degli assistiti.